Il mio TS è figlio di NN

Luca Capocchiano

Il mio amatissimo nonno Michelino se ne è andato nel 2007.Quando lo abbiamo portato in ospedale sapevamo tutti che non sarebbe più uscito da lì. Questione di giorni. Sono stato con lui per tre giorni e due notti consecutive, sperando che se ne andasse con me a fianco. Sono sempre stato un fottuto egoista, mia mamma me lo ripete da quando avevo 14 anni. Poi avevo dovuto partire, c’era la gara del Nurburgring in Germania e le corse delle moto sono un tipo di lavoro per cui non si può prendere ferie né mettersi in mutua. Ma sbagliai. Non c’ero quando il suo povero vecchio cuore smise di battere e non c’ero neppure al suo funerale. Un rimorso enorme che mi accompagnerà per sempre, purtroppo senza possibilità di rimediare.

Certo a lui non sarebbe importato un cazzo. Mi avrebbe detto “Beh che fai? Vuoi restare qui a vedermi morire? Vai a lavorare và, che è più importante”. Era sempre straordinariamente allegro e gioviale. Se gli cascava il mondo addosso, lui semplicemente si spostava di un passo. Soprattutto sparava battute e minchiate in continuazione. Lo aveva sempre fatto: le barzellette, come le chiamava lui, erano la sua passione. Aveva avuto una latteria per 35 anni e stordito i clienti con un repertorio tutto suo. “Sono un lattaio talmente onesto che non ti do neanche il resto”. Consegnava a domicilio: “Sono il lattaio Michelino, che oltre all’acqua ti porta anche il vino”. Per me era un amico più che un nonno e fortunatamente ho avuto modo di passare molto tempo con lui nei suoi ultimi anni.

C’era solo una cosa che, seppur antichissima nella memoria, gli poteva rovinare l’umore. Fino ai 12 anni, per una di quelle storie che solo nei piccoli paesi possono succedere, suo papà non lo aveva riconosciuto. In paese tutti sapevano di chi era figlio, ma fino ai 12 anni Edoardo non sposò sua madre Rosina. Così quando cominciò la scuola lo dovettero iscrivere col cognome della madre, e sul registro di classe a fianco al suo nome c’era scritto: “Figlio di NN”. Nomen Nescio, letteralmente “Non conosco il nome” , ovvero nome sconosciuto. Una forma utilizzata allora per tradurre quello che si sussurrava a voce ma non si poteva mettere per iscritto: bastardo. I bambini sono sempre crudeli e forse ai quei tempi anche le donne e la morale comune lo erano di più. Lui ci soffriva da matti. Quando infine il matrimonio ufficializzò la situazione, cessò per lui quell’infamante etichetta: ma il ricordo dell’umiliazione di quegli anni non lo avrebbe mai più abbandonato.

 

Invece al TS essere l’idea di essere chiamato bastardo piace un sacco. Gli dà l’idea del bello e dannato, pensa di potersi atteggiare a divo. La crisi dei 40 anni non risparmia neppure le Vespa. In Tailandia ha perso la testa per questa bella motoretta Honda.

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Invero molto carina, ma decisamente troppo giovane per lui. E’ bella e sa di esserlo, ci scivolava accanto leggera nel traffico di Bangkok, facendogli intravedere le sue forme e le sue curve…. Il povero TS ha preso una bella cotta, ma quando ha provato l’approccio questa piccola e irrispettosa adolescente l’ha liquidato sprezzante: ”Smamma, vecchietto!”

Lui ci è rimasto male, ma non è certo tipo da arrendersi facilmente. Così quando abbiamo deciso che la Piaggio, la Casa che l’ha portato lungo il grembo della sua catena di montaggio e generato ormai quasi 40 anni fa, non sarà mai più sua madre, licenziata dalla sua e dalla mia vita, mi ha pregato di chiamarlo così: bastardo. Spera che quella refiosa motoretta ceda al fascino del maledetto.

Come andrà a finire la loro liaison ancora non è dato sapere. Neppure sappiamo se la potrà rivedere qui in Australia. Ma ho dovuto fargli presente che le parolacce non si usano, che i bambini di ogni parte del mondo lo amano e non possiamo passare un’immagine negativa. Mi è così venuta in mente quella formula che mio nonno tanto odiava: Figlio di NN. Il TS preferiva essere un bastardo, ma anche Figlio di NN non gli dispiace. C’è un che di misterioso anche in questo.

 

 

Se siete arrivati a questo punto senza addormentarvi né chiamare la neuro australiana, segnalando una vespa gialla condotta da un farneticante, sarete forse curiosi di sapere perché siamo arrivati a tanto.

Non è una storia lunghissima, ma voi mettetevi comodi lo stesso.

Provai a contattare la Piaggio ancora prima di partire. Attraverso gli indirizzi email reperibili sul web fu impossibile. Le grandi aziende stanno prendendo questa pessima e pericolosa abitudine di erigere un muro di gomma tra sé e i clienti: le compagnie telefoniche hanno fatto scuola in questo. Se sono loro a doverti contattare ti sotterrano di mail, chiamate e sms. Viceversa sei tu a dovere contattare loro vieni rimbalzato dal muro di gomma.

Tramite un collega ingegnere che lì lavora ottenni comunque l’email della Responsabile Comunicazione Esterne Piaggio, e la contattai subito. Non cercavo affatto sponsorizzazioni, né in denaro né in ricambi. Cercavo una sorta di “ufficializzazione” del mio viaggio da parte loro. La mia idea era che se avessi avuto problemi di carattere burocratico, a una dogana o ad una stazione di polizia, avere un contatto diretto con loro avrebbe potuto aiutarmi. La Piaggio è conosciuta in tutto il mondo, è una potenza. In caso di problemi avrebbero potuto dire alla divisa inquirente di turno che non ero un vagabondo senza patria né storia, ma che stavo facendo un viaggio promozionale per conto loro o qualcosa di simile. La risposta fu tanto cordiale quanto perentoria: “Non ci interessa affatto”.

L’orgoglio mi fotte da sempre: io non amo pregare nessuno. Quindi per me la relazione con Piaggio poteva dirsi finita lì.

Ma il potere del web è davvero smisurato. Quando, appena entrato in Tailandia, ho patito la terza e la più grave tra le rotture meccaniche al motore del TS, preso dallo sconforto ho scritto un post di richiesta di aiuto, ricevendo una quantità davvero commovente ed insperata di consigli, supporto, indicazioni. E’ stato grazie a uno di questi contatti che già il giorno successivo avevo trovato un’ottima soluzione: un meccanico esperto di Vespa, bravo e volenteroso.

Ma tra coloro che avevano ascoltato il mio grido di aiuto c’era anche la segretaria numero uno al mondo. Maria Rosaria è specializzata in imprese impossibili, un’efficacissima miscela di know-how professionale e malizie femminili, ed era riuscita a mettermi in contatto con un personaggio importante in Piaggio, oltretutto gentile e disponibile. Dopo avergli spiegato che una soluzione per il problema al motore già l’avevo trovato, gli chiedevo se fosse stato possibile passare comunque presso un centro ufficiale Piaggio, per risolvere altri problemi che mi portavo dietro da tempo e per un “tagliando” generale.

Il centro più vicino era a Bangkok, presso il loro importatore ufficiale per la Tailandia, e mi fissava un appuntamento. Appena arrivato in città ho subito portato il TS da loro, che mi hanno accolto benissimo. Estremamente professionali, in mezza giornata avevamo smontato tutti i pezzi che mi davano problemi, dall’ammortizzatore anteriore al cuscinetto ruota posteriore, dal paraolio del cambio al rubinetto della benzina. Ci servivano solo i ricambi e questo è il punto centrale della storia. Mi chiesero cosa volessi fare: ”Possiamo ripararti la Vespa con ricambi originali, ma non sono disponibili qui e vanno ordinati dall’ Italia. Altrimenti possiamo usare quelli non originali, mando il ragazzo a China Town qui dietro e domani la tua Vespa è pronta”.

Nessun dubbio: “Prendete pure i non originali, nessun problema. Passo domani a ritirare la vespa”

I ricambi non originali mi permettevano di risparmiare due cose fondamentali nel mio viaggio e di cui sono sempre a corto: tempo e denaro. Infatti oltre ad essere immediatamente disponibili mi sarebbero costati meno della metà di quelli Piaggio. Ma quando il giorno dopo ero tornato convinto di ritirare il TS l’avevo trovato ancora tutto smontato, esattamente come la sera precedente. Il capo mi spiegava che la Piaggio, informata della situazione, aveva “imposto” l’utilizzo di ricambi originali per la riparazione del mio TS.

Io fino a quel punto non avevo mai pensato di ottenere qualcosa gratis: né ricambi né manodopera. Avevo bisogno di un tagliando da parte di un centro qualificato e che conoscesse davvero la Vespa, tutto qui.

Ma dopo questa sorta di veto, avevo iniziato a pensare che quei ricambi me li avrebbero in qualche modo regalati. Penso che se devo pagare io, allora devo essere libero di scegliere: ma in questo caso Piaggio lo aveva fatto per me. Mi scambiavo regolarmente mail con i vari responsabili, di soldi non si parlava mai e io sono stato molto ingenuo e sprovveduto a non porre la questione. Errore mio al 100%.

C’era un altro problema: io avevo già iniziato ad organizzare il trasferimento via mare del TS da Singapore a Darwin e avevo già prenotato un imbarco. Da Bangkok a Singapore ci sono oltre 2000 km e dovevo muovermi con ragionevole anticipo sulla data dell’imbarco. Se lo avessi perduto avrei dovuto aspettare 15 giorni per il successivo.

Sono rimasto a Bangkok cinque giorni, ma i ricambi ancora non erano arrivati e nessuno poteva darmi una data precisa. Poi sono partito, davvero all’ultimo giorno utile sulla mia tabella di marcia per raggiungere Singapore in tempo. E poi la Piaggio mi aveva proposto un’ottima soluzione: “dirottare” i ricambi in arrivo dall’Italia verso Singapore, dove pure c’era un centro ufficiale e avrebbero potuto completare il lavoro. Sembrava perfetto.

Purtroppo lungo la strada ho trovato uno strano anticipo di monsone: vari temporali quotidiani, brevi ma intensissimi, che mi costringevano a fermarmi anche 4-5 volte al giorno. Per fortuna la Tailandia è piena di aree apposite per i motociclisti in cui trovare un riparo coperto. Ma procedevo decisamente più lento di quanto immaginato e ho capito in breve che a Singapore non sarei mai arrivato in tempo.

Devo dire che non tutto il male viene per nuocere: avendo improvvisamente 10 giorni in più del previsto ho potuto visitare con più calma una zona del mondo davvero straordinaria. Il sud della Tailandia, specie la costa occidentale sul mar delle Andamane, è un vero paradiso. Ho potuto vedere Phuket e Phi Phi island, e ne sono felice: ma io, come ripeto sempre, sono un viaggiatore e non un turista, e avere perso quel primo imbarco mi ha fatto girare le scatole un bel po’.

Appena arrivato a Singapore ho portato subito il TS nel centro indicato. Mi aspettavano con la busta dei ricambi in mano, perfetto! In mezza giornata il TS era un altro: avevo di nuovo un ammortizzatore sulla forcella e non solamente la molla….soprattutto avevo di nuovo il freno dietro! Eh sì, perché la perdita al paraolio del cambio aveva questa sgradevole conseguenza: l’olio finiva direttamente sulle ganasce del freno, rendendolo efficiente come l’eloquio di Scilipoti.

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Uno dei meccanici dell’officina il giorno dopo mi ha portato con una busta piena di ricambi per la Vespa. Tutta roba nuova e pure di valore: pistoni completi, kit guarnizioni, una campana frizione (oro per me!). Mi dice “Avevo una vespa anni fa e mi sono rimasti questi ricambi, non me ne faccio nulla, prendili tu che possono servire”. Resisto, gli faccio presente che quella roba vale dei soldi e può facilmente venderla su internet (a Singapore girano molte vespe “vintage” perfettamente restaurate, una moda nata appena qualche anno fa ed in piena espansione) ma non c’è stato nulla da fare. Davvero mi hanno tutti trattato come un amico, uno di loro.

Prima di salutarli passo in ufficio dal capo e chiedo il conto. Nella mia povera testa anticommerciale mi aspetto di pagare la manodopera e non i ricambi: avviene esattamente l’opposto.

Il capo un po’ imbarazzato mi spiega che “la manodopera è un omaggio nostro per la tua grande impresa. I ricambi però Piaggio me li ha fatturati… sono costretto a farteli pagare”. Nessun problema, pago. Ma non me lo aspettavo.

Si ripropone una dinamica che è una costante da quando sono partito: trovo aiuto inaspettato e talvolta imbarazzante dalla gente comune, dagli incontri in strada, da chi è persona e non impresa. Il piccolo mi aiuta, il grande mi fattura. Il mondo va davvero alla rovescia.

206 dollari di Singapore sono circa 145 Euro: non una cifra folle, ma comunque significativa nell’economia del mio viaggio. Soprattutto penso che la Piaggio avrebbe potuto sopravvivere lo stesso. Manco lo sconto mi hanno fatto…

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Alla sera mi scrivono per informarsi dell’esito della riparazione e per chiedermi se sono soddisfatto. Rispondo sincero, raccontando quello che ho appena scritto, solo in maniera più formale e concisa. Concludo ringraziando comunque, senza sarcasmo, per la disponibilità.

Avrei accettato qualunque risposta. Dopotutto penso davvero che parte della colpa del “disguido” sia mia. Solo una non avrei accettato: se mi avessero risposto che la scelta dei ricambi originali era stata fatta in mia tutela, per garantirmi maggiore affidabilità. La mia formazione tecnica e il mio passato professionale mi permettono di valutare benissimo se un ricambio è sufficientemente affidabile per il mio TS. Per il tipo di ricambi di cui avevo bisogno i non originali andavano benissimo.

Sono passati 10 giorni. Non mi hanno più risposto.

Così ho pensato di raccontarvi questa storia. E di battezzare il mio TS così: figlio di NN.

Scrivere è anche questo: un analgesico, un antidoto. Scrivere è come schiacciarsi un foruncolo, dà un senso di liberazione.

Scrivere è emozione a passione: due cose che troppo spesso chi siede dietro alle scrivanie delle grandi aziende dimentica, stretto dal nodo scorsoio della propria cravatta e imprigionato in scarpe dalle suole troppo scivolose per potere accendere un Vespa.

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