Il parere dell’Amico

Pagno è un amico, non prendete per buono quel che dice… Mi vuole troppo bene, non può essere obiettivo nel giudizio. Però questo pezzo l’ha scritto col cuore, proprio lui che ha insegnato a me l’amore per la scrittura, e racconta di un tempo ormai lontano in cui Il Giro del Mondo a 80 all’ora non era che un sogno, di cui discutevo con lui come fanno i ragazzi a venti anni, ma che ha saputo lottare tanto strenuamente da diventare vero e presente, reale e vissuto e, infine e finalmente, scritto e pubblicato. Lui, dal suo personalissimo punto di vista la pensa così…e voi?
Voi ricordate cosa era il Drive-In?… No. Non intendo la trasmissione degli anni 80 con i primi comici senza regola che si permettevano di dire certe cose contro la nostra povera patria.
Intendo proprio il Drive-in americano degli anni 50. Quello da American Graffiti, tanto per intenderci.
Io e Luca siamo cresciuti assieme, ed è stato un incontro per cui benedire il destino, o forse Dio, se ancora esiste qualcuno che ci crede.
Avevamo appena 20 anni. Io ero uno scavezzacollo e passavo le serate in giro a bere e fumare, ma poi verso mezzanotte passavo a prenderlo con la macchina, perché lui studiava per superare gli esami che poi lo avrebbero portato a laurearsi in Ingegneria con il massimo dei voti. Lo aspettavo davanti al portone, e lui scendeva con gli occhi carichi e pesanti di tutte quelle carte su cui aveva sudato. Entrava in macchina e non mi diceva una parola, sbatteva la porta e si sedeva nel lato passeggero: tanto io sapevo già bene dove andare. Dove portarlo. Voleva evadere. Solo evadere.
Andavamo in qualche posto in cui vedere la città dall’alto, perché Genova è una città straordinaria a vederla sculacciata dal mare, ma anche perché la polizia avrebbe potuto sindacare riguardo il contenuto delle nostre tasche.
Ed e’ per questo che vi parlo del Drive-in. Ricordo il parabrezza che fissavamo dopo aver posteggiato, mentre qualche cantautore ci insegnava la via della loro vita dal mangianastri, e noi che sognavamo, chiacchieravamo, ci confrontavamo, litigavamo, e ci prendevamo pure letteralmente a pugni. Guardavamo quello schermo dove veniva proiettata la nostra ambizione.
Generalmente la pensavamo uguale. Ma nessuno dei due aveva voglia di ammetterlo all’altro. E allora qualche scazzottata fra fratelli poteva anche succedere. Ma erano solo abbracci. Quelli davvero… veri.
Guardavamo la linea dell’orizzonte e sognavamo… sognavamo…. Sognavamo!
Questo libro è la realizzazione di quei sogni.
Leggerlo da i brividi. E’ la magia di un sogno che è diventato realtà. E non per caso, ma per la determinazione di chi ha reso possibile quello che voleva. Quello che sognava.
Prendi una vespa del cazzo e’ te ne vai in giro per il mondo? Capite perché poi andava a finire a pugni? Ma mi prendi sul serio? Eppure dietro quegli occhi si poteva vedere chiaramente che non scherzava per niente.
Se ho mai avuto paura di quell’uomo, e’ solo per la pazza determinazione che si vedeva chiaramente essere in grado di portarlo ovunque.
Questo libro è straordinario nella misura in cui racconta che non ci sono barriere, limiti e confini. Non è solo un libro di viaggi, è un libro che insegna a vivere seguendo l’istinto, anche il più impossibile da credere. E’ un incentivo alla vita, una medicina da prendere prima di andare a dormire per poi svegliarsi e dire: “non esiste proprio niente che io non possa fare. NIENTE, ragazzi!”; nemmeno smontare una Vespa bullone per bullone, imbarcarla su un aereo e spedirla in un altro paese via aerea come fosse un semplice bagaglio, perché la burocrazia ci si è messa di mezzo…
Prendete sul serio ogni vostro dannato sogno. Questo libro non percorre la geografia terreste, ma quella della vostra anima e delle vostre aspirazioni.